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Jacini, Stefano.

Uomo politico ed economista italiano. Membro di una ricca famiglia della borghesia rurale che lo introdusse alla conduzione delle terre e delle manifatture legate al ciclo di produzione agricola, studiò Economia e Diritto a Milano e in altre città europee. I suoi primi lavori testimoniano la sua attenzione per i problemi economici lombardi: La proprietà fondiaria e le popolazioni agricole in Lombardia (1856) e Sulle condizioni economiche della provincia di Sondrio (1858). Dopo la liberazione della Lombardia dal dominio austriaco, fu eletto ripetutamente deputato, fra il 1860 e il 1870, per la Destra liberal-cattolica; si occupò in particolare delle linee ferroviarie sui valichi alpini e sostenne la realizzazione del traforo del Gottardo. Nel 1860 Cavour lo chiamò al ministero dei Lavori pubblici, dove tornò anche, fra il 1864 e il 1867, con Lamarmora e Ricasoli: si dedicò allo sviluppo delle reti stradali e ferroviarie e, in pari tempo, lavorò per l'affermazione delle prime autonomie locali. È di questi anni il suo studio Sulle condizioni della cosa pubblica in Italia dopo il 1866 (1870). Pur non approvando l'occupazione di Roma e il trasferimento della capitale, nel 1870 fu eletto senatore e si pronunciò sulla necessità di creare un partito conservatore in Italia, come espose in I conservatori e l'evoluzione naturale dei partiti in Italia (1879), dove ancora una volta affrontava il problema del decentramento amministrativo. Il nome di J. è però legato alla grande inchiesta agraria, decisa dal Parlamento, che condusse e coordinò fra il 1877 e il 1884, dettandone personalmente la relazione finale. Nel 1880 fu insignito del titolo di conte (Casalbuttano, Cremona 1827 - Milano 1891).